Ve li ricordate, gli Orazi e i Curiazi? Anche quelli di Jacques-Louis David vanno benissimo, figuratevi. Non c’è emblema più classico, per rievocare il coraggioso – e leggendario – scontro tra i rappresentanti di Roma e Alba Longa narrato anche da Tito Livio (Historiae, I, 24-25).
Secondo la tradizione, nella guerra sorta tra le rivali Alba Longa e Roma all’epoca di Tullo Ostilio, i tre gemelli romani Orazi e i tre albani Curiazi furono scelti a decidere in combattimento diretto circa la supremazia delle due città rivali. In un primo momento prevalsero i Curiazi: battuti due Orazi, il terzo, incolume, riuscì a separare i Curiazi con una finta fuga verso Roma e li uccise.
L’episodio è diventato esemplare per mostrare come a volte l’astuzia possa essere l’arma vincente in un duello. È stato così per i Romani, e rischia di essere così anche stavolta, e un po’ più giù di Roma: a Ceccano.
Il duello elettorale consumatosi nelle scorse settimane, le schermaglie a forza di cani ed esposti in Procura, gatti e video-bomba stanno volgendo al termine almeno ufficialmente. È stata, tocca dirlo, una campagna elettorale piena di nervosismi, e isterismi, da parte soprattutto di certi candidati, preoccupati più di salvare la loro già fiacca reputazione scomodando deputati regionali o nazionali di ogni rango ed età per portare le spalle grosse sul palco dei comizi.
Ecco, i comizi, il posto da cui poter combattere sparando a zero su tutti, raccontando dei duelli avvenuti altrove: a Ceccano gli Orazi e i Curiazi si sono affrontati a duello praticamente in ogni frangente, agli angoli delle strade, millantando questo o quell’altro credito, dicendo “io ho fatto questo bene, tu hai fatto quello male” – le solite beghe da bar sport, per ridurle a una facile retorica. Non c’era giorno che, sulla stampa locale o in quella piazza virtuale che ormai ha sostituito Piazza XXV Luglio che è Facebook, gli Orazi e i Curiazi di turno non se le siano date di brutto, portando dalla loro parte schiere di illustri sconosciuti e più o meno insospettabili che, guarda un po’, hanno deciso di dedicarsi a Ceccano proprio a ridosso delle elezioni, non si sa bene con quali conoscenze preliminari del territorio.
La cosa davvero paradossale è che, in mezzo a questo grottesco marasma (tra l’altro povero di contenuti: si è discusso, come al solito, della fuffa…), non si è capito proprio chi erano gli Orazi e chi i Curiazi: chi ha usato prima la forza bruta, e chi invece ha agito di astuzia. Per forza bisogna astenersi dal giudizio finale: lunedì sera, o martedì al più tardi, il quadro sarà più chiaro. E si capirà se ci sono stati, e chi sono stati, le quaglie di turno che hanno sfrecciato verso il grande salto, i gamberi che hanno fatto un passo avanti e due indietro, i serpenti coltivati in seno alle liste per mesi e usciti fuori alla fine, i topi che irrimediabilmente abbandonano come loro solito la nave: insomma, si capirà di cosa è piena l’arca di Noé pronta a salpare in mezzo al naufragio della politica nostrana, che le imminenti elezioni difficilmente potranno ribaltare del tutto.
In città intatto la pentola ribolle ancora: blr, blr, blr – diceva Gaber in uno dei suoi “discorsi”. Ma stasera la pentola non ribollirà più: la campagna elettorale sta finendo, per fortuna. Lo scossone del video “Il Sistema” forse non si spegnerà: la riesumazione del fantasma mai sufficientemente sopito di ‘V per Vendetta’ per smascherare i soliti personaggi responsabili dello sfacelo ceccanese è stata una bella trovata, nonché necessaria. Ma il guaio è che “l’onestà andrà di moda” a Ceccano è uno slogan che pochi faranno proprio: alla maggioranza del popolo fabraterno, specie a quello che si fa governare, piace più la parola che chiude il motto e non quella che la apre. Il ceccanese è attaccato alla moda passeggera, al vento effimero di una stagione – che poi, in politica, è sempre quello da trent’anni, ma a lui sembra sempre tutto così diverso, con una spruzzata nuova di trucco e parrucco; l’onestà è una cosa troppo complicata per il ceccanese: richiede fatica, uno sforzo mentale non indifferente e un cambio di abitudini che l’abitante delle nostre parti non è disposto ad accettare, perché lo status quo è sempre meglio di qualsiasi cambiamento radicale.
Perciò mi preparo alle elezioni di domenica con l’animo inquieto, e per sempre indignato, di chi resta con una sola, solida e per niente stolida sensazione: certe rivoluzioni, in certe terre e fra certi cittadini, hanno bisogno di mantenersi latenti, di maturare in tempi molto lunghi. Forse a Ceccano l’esperimento è iniziato da tempo, e nessuno ancora lo sa. Gli effetti – si spera benefici – potranno venire tra chissà quando.
Sperando che i fatti possano smentirmi, hasta mañana, e ocho alle sorprese in cabina elettorale.
Ps. A proposito di carta: chi ripulirà le strade? Non mi pare di aver sentito nessun candidato che si è impegnato a ripulire strade e muri dagli attacchi di carta straccia di questi giorni. Finirà tutto in pattumiera, o sul ciglio della strada: figuriamoci. Prepariamoci a un’estate di passeggiate in campagna calpestando belle facce di bella gente. Diventata magari sindaco, vice o consigliere. Buone elezioni a tutti.